“Che sia selvaggia o dietro casa, la natura fa un gran bene al nostro cervello stressato”
Gli studiosi ipotizzano che la natura agisca principalmente sulla riduzione dello stress.
La possibilità di vedere alberi e prati dalle finestre influenza in modo significativo il processo di guarigione in ospedale, i risultati scolastici e persino i comportamenti nei quartieri ad alto tasso di aggressività.
Una passeggiata di 15 minuti in un bosco produce cambiamenti reali e misurabili a livello fisiologico. Secondo Miyazaki (studioso della Chiba University, Giappone) il nostro corpo si rilassa in un ambiente naturale piacevole perché quello è il luogo in cui si è evoluto. I nostri sensi, sostiene, si sono adattati per interpretare le informazioni sulle piante e sui corsi d’acqua, non sul traffico e i grattacieli.
Le scene naturali provocavano l’attivazione di aree della corteccia cerebrale associate con l’empatia e l’altruismo.
Qualche anno fa Stephen Kaplan e alcuni suoi colleghi hanno condotto un
esperimento, scoprendo che una passeggiata di 50 minuti in un arboreto migliorava le capacità di attenzione esecutiva, come la memoria a breve termine. Lo stesso risultato non si otteneva camminando in città. “Immaginate una terapia priva di effetti collaterali noti, facile da seguire, che può migliorare il vostro funzionamento cognitivo a costo zero”, hanno scritto i ricercatori nel loro documento finale. Esiste, proseguivano, e si chiama “interagire con la natura”.
( Estratto da National Geographic Italia, gennaio 2016, “Il nostro cervello in natura”, pagg.22-43 ).